Quando l’irreperibilità diventa un diritto del lavoratore riconosciuto dalla legge n. 81/2017
SOMMARIO
- Limiti alla disponibilità del dipendente
- diritto alla disconnessione
- irreperibilità nella contrattazione collettiva
- la posizione dell’Europa
- diritto alla disconnessione: una regola di comportamento
Limiti alla disponibilità del dipendente
La diffusione degli strumenti tecnologici ha avuto indubbie e talvolta pesanti ripercussioni nel mondo del lavoro.
Accanto alla indiscussa facilità e velocità di comunicazione, infatti, si è posta l’attenzione anche all’esigenza del lavoratore di non essere ritenuto sempre disponibile, anche fuori dell’orario di servizio.
Spesso accade che le dinamiche aziendali, sociali ed interpersonali, portino il lavoratore a rispondere a chiamate telefoniche, email o messaggi acne fuori dell’orario di lavoro, a volte per non dispiacere il datore di lavoro o semplicemente per dare un’idea positiva di attivismo lavorativo.
A volte è cortesia, a volte è timore di apparire disinteressato alle sorti aziendali. Di fatto, una prassi di cortesia spesso finisce con l’essere un’abitudine stressante e pressante. Per questo ci si chiede se sia configurabile un diritto di disconnessione, cioè a rimanere irreperibili al di fuori dell’orario di lavoro.
DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE E SMART WORKING
Il diritto alla disconnessione è in realtà ancora materia non chiaramente regolamentata, anche se ha già trovato riconoscimento ufficiale all’estero e sia già diffusamente rispettata nella pratica aziendale nostrana.
Tale diritto viene anche considerato, a livello normativo, nella legge che disciplina lo smart working in Italia.
Come è noto, lo smart working è una modalità lavorativa ormai entrata nella nostra quotidianità dopo il periodo della pandemia. Esso postula la possibilità per il dipendente di prestare la propria opera anche al di fuori dell’azienda e senza vincoli di orario. L’orario appunto, questo il punto in comune tra lo smart working e il diritto alla disconnessione.
La legge sul lavoro agile (l. 81/2017) chiarisce che il lavoratore è libero di stabilire in autonomia i tempi del proprio lavoro. L’unico vincolo è la durata massima dell’orario di lavoro, oltre il quale il lavoratore ha il diritto di rendersi irreperibile. (art. 19, comma 1 legge 81/2017).
IRREPERIBILITA’ NELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA
Oltre al dato normativo appena citato, occorre far riferimento anche alla contrattazione collettiva, dove il diritto alla disconnessione è ormai considerato criterio generale rispetto a tutti i dispositivi di comunicazione. Di conseguenza, la possibilità di comunicare con i propri dipendenti viene chiaramente circoscritta al solo orario di lavoro.
LA POSIZIONE DELL’EUROPA
Francia, Spagna e Portogallo hanno da tempo adottato le stesse regole. L’Europa ha trattato il diritto alla disconnessione che è stato oggetto di una risoluzione del Parlamento il 21 gennaio 2021.
Il Parlamento ha, inoltre, sollecitato la Commissione ad elaborare una Direttiva per affrontare anche il tema delle denunce in caso di violazione.
DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE: UNA REGOLA COMPORTAMENTALE
In realtà, al di là di qualunque appiglio normativo, il diritto alla disconnessione riguarda la sfera dei rapporti sociali e della correttezza dei medesimi.
Prolungare il livello di attenzione e di disponibilità del dipendente può essere considerato una fonte di ingiusto stress.
Pretendere che il dipendente sia sempre disponibile, configurerebbe il suo diritto ad un’indennità economica che compensi tale reperibilità. E’, dunque, ragionevole affermare che, in assenza di specifici accordi o normative, già sul piano comportamentale è da ritenersi sussistente il diritto alla irreperibilità, al di fuori dell’orario di lavoro, in capo a ciascun lavoratore dipendente.