Indebito Previdenziale

L’Inps ti ha chiesto di restituire delle somme? Non è detto che tu debba pagare.

Sommario

  1. La raccomandata dall’Inps
  2. I casi più comuni
  3. Cosa si può fare
  4. La procedura passo passo
  5. Domande frequenti

La raccomandata dall’Inps

L’Inps ti ha recapitato una raccomandata a.r. con cui chiede di restituire somme.

Ultimamente, per lo più pensionati, ricevono raccomandate a.r. con richiesta di restituzione somme da parte dell’Inps.

Capita, anche con una certa frequenza, che la richiesta di restituzione riguardi periodi anche molto indietro con gli anni, nonostante ciò sia assolutamente illegittimo!

Inoltre, altro comportamento illegittimo, l’Inps, già dal mese successivo alla comunicazione, toglie al pensionato una quota (ad esempio €. 100,00) sulla pensione erogata.

Come se ciò non bastasse, l’Ente non fornisce nessuna motivazione sul perché di tali richieste. Ciò, ovviamente, provoca grande preoccupazione

I casi più comuni

Innanzitutto bisogna verificare eventuali termini di prescrizione. Dopo di che occorre valutare la motivazione fornita dall’ente sulla richiesta di restituzione.

La prima ipotesi è quella in cui, dall’esame della documentazione, emerge che la richiesta dell’Inps è legittima e tempestiva. In questo caso si dovrà pagare e non ci si potrà opporre.

La seconda ipotesi è quella in cui è decorso il termine di prescrizione (5 anni); in questo caso la richiesta non è tempestiva e ci si potrà opporre. 

Ad esempio, a seguito di verifica sui redditi, può risultare che l’INPS ha erogato somme maggiori di quelle dovute su una pensione (indebito pensionistico). In questo caso l’Istituto procederà al recupero delle somme indebitamente erogate nei periodi ai quali si riferisce la dichiarazione dei redditi.

In questi casi, però, la notifica dell’indebito deve avvenire entro l’anno successivo a quello nel corso del quale è stata resa la dichiarazione da parte del pensionato.

Ove la notifica dell’indebito non sia effettuata entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello nel quale è stata resa la dichiarazione reddituale, le somme erogate indebitamente non possono essere richieste indietro dall’Ente.

Ma in ogni caso, a prescindere dalla valutazione sui redditi, se sono state riscosse rate di pensione non dovute, l’Inps non può recuperare le somme corrisposte, a meno che non ci sia il dolo dell’interessato.

Altro esempio è la richiesta di restituzione di mensilità di indennità d’accompagnamento in caso di ricovero in regime ospedaliero a totale carico del s.s.n. per periodi superiori ad un mese.

Anche in questo caso va valutata la tempestività della richiesta di restituzione e le eventuali dichiarazioni effettuate assistito. Ultima ipotesi è quella in cui l’Inps avanza una richiesta di restituzione del tutto illegittima (ad esempio, la richiesta di restituzione ratei di indennità d’accompagnamento per ricoveri inferiori al mese), anche in questo caso ci si potrà opporre.

Cosa si può fare?

La prima cosa da fare è contattare un avvocato che esamini la richiesta e valuti la sussistenza dei presupposti per opporti, nonché i termini e le motivazioni su cui fondare l’opposizione.

La procedura passo passo

Le strade da seguire in genere sono due: un primo

tentativo bonario

inviando una raccomandata a.r. (o una p.e.c.) all’INPS a cui allegare la copia dell’avviso ricevuto, una copia del documento d’identità e codice fiscale e tutta la documentazione a sostegno delle tue ragioni e che varia da caso a caso (ad esempio potrebbe essere necessario allegare la documentazione reddituale; ovvero la certificazione relativa a ricoveri ospedalieri a carico del s.s.n.). A questo punto bisognerà darsi un termine per attendere l’eventuale risposta da parte dell’Inps (in genere 20 giorni).

Se non succede NULLA?

Se questo tentativo di bonario componimento fallisce non resta che valutare l’ipotesi di un ricorso giudiziario dinanzi al Tribunale del Lavoro competente per territorio.

IL RICORSO GIUDIZIALE

Il ricorso giudiziale è sicuramente l’ultima spiaggia, ma a volte è l’unico strumento di tutela delle proprie ragioni.

Anche in questo caso sarà necessario fornire al proprio legale tutta la documentazione necessaria (copia dell’avviso ricevuto, copia dei documenti d’identità, copia della corrispondenza intrattenuta con l’Inps; eventuale documentazione a supporto che come detto può variare da caso a caso).

Bisogna anche considerare i tempi di definizione di un ricorso giudiziario: almeno un anno.

L’iter generalmente è il seguente: l’avvocato predisporrà il ricorso con l’indicazione di tutte le ragioni dell’assistito e di tutte le motivazioni per cui non si ritiene legittima la richiesta di restituzione dell’ente, unitamente alla richiesta di sospensiva dell’eventuale trattenuta già attiva sulla pensione. Il ricorso verrà depositato nella cancelleria del Tribunale del Lavoro competente per territorio e si attende la comunicazione del decreto di fissazione dell’udienza. Il giorno fissato ci sarà la celebrazione dell’udienza; dopo di che si attenderà la decisione del giudice.

È da considerare che l’attuale emergenza sanitaria potrebbe rallentare la procedura, almeno in alcuni Tribunali d’Italia.

È piuttosto recente il caso occorso ad una mia cliente che si è vista recapitare una richiesta di restituzione di somme per l’importo circa di €. 30.000,00, per presunte somme, relative ad una pensione d’invalidità civile, erogate indebitamente nel periodo dal 01.12.1993 al 31.03.2007. Nella comunicazione si “avvisava” la pensionata che dal mese successivo sarebbe stata operata sulla sua pensione una trattenuta di €. 250,00. Questo il contenuto dell’avviso da parte dell’Inps senza alcuna altra motivazione.

Inutili sono stati i ripetuti solleciti bonari per ottenere le motivazioni di tale richiesta.

Inutili anche gli inviti ad annullare bonariamente la richiesta essendo evidentemente decorso ogni termine di prescrizione.

Fatto sta che la mia cliente ha dovuto presentare ricorso giudiziario e attendere la sentenza.

Il ricorso è stato vinto e il Giudice non solo ha annullato la richiesta di restituzione dell’Inps, ma ha anche condannato l’ente alla restituzione di tutte le somme nel frattempo trattenute (€. 250,00 al mese sulla pensione della mia cliente), oltre a condannare l’Inps al pagamento delle spese legali!

Domande frequenti

Quanto tempo ho per oppormi? Di solito il termine è di 5 anni, ma ovviamente prima si fa meglio è soprattutto nei casi di trattenuta sulle mensilità di pensione.

L’Inps può effettuare sempre la ritenuta? Ovviamente la farà sui rapporti pensionistici attivi.

In caso di esito positivo del bonario componimento o del ricorso le somme trattenute nel frattempo saranno restituite? Sì certamente.

In quanto tempo si definisce il ricorso? Almeno un anno.

Le richieste di restituzione possono riguardare solo le pensioni? No. Possono riguardare tutte le prestazioni previdenziali e assistenziali (ad esempio: pensioni; Naspi; invalidità civile, indennità d’accompagnamento).

Cosa si intende per dolo dell’interessato? Si ha dolo dell’interessato in ogni caso di mancata, errata o incompleta comunicazione da parte dell’interessato di fatti che incidono sul diritto o sulla misura della prestazione e che non siano già conosciuti dall’Ente.

Scrivici
Cerchi CAF o Patronato?
La chat di Consulente INPS
Stai cercando un CAF o un PATRONATO?
Possiamo aiutarti per sbrigare qualsiasi pratica.

Usa questa chat per un primo veloce contatto
Skip to content